Compagnia Teatro Veneto “Città di Este” – Nudo alla meta

Prima periferia di Padova, tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Gervasio, modesto contabile in una grossa ditta (produttrice di turaccioli), fa condurre alla propria famiglia una vita di ristrettezze, motivo di continue recriminazioni da parte della moglie Cosma, proveniente invece dalla ricca borghesia terriera; unico suo pensiero, accasare decentemente la figlia Bice con Zelindo, il cui padre è un astuto uomo d’affari, il cavalier Onofrio. Proprio la mattina in cui questi – per altro contrario al fidanzamento – fa la prima visita ai Cristofoletti, Gervasio rientra a casa sconvolto: ha smarrito una grossa busta con dieci milioni in contanti (circa 300 mila euro di oggi!) che stava per depositare in banca. O meglio, egli afferma di averla smarrita; ovvero teme gli sia stata rubata a sua insaputa, perché non ricorda nulla di cosa gli sia successo da quando si è allontanato poco prima da casa, al culmine dell’ennesima discussione con la moglie.

Tra i presenti comincia a serpeggiare la convinzione che, dopo trent’anni di grigia esistenza, Gervasio voglia prendersi una rivincita, simulando il fatto per appropriarsi del denaro. Anche un antiquario, l’indomani, letta sul giornale la notizia dello “smarrimento” dell’ingente somma, viene a proporgli un subdolo piano di riciclaggio… All’improvvisa constatazione del dubbio di disonestà nei suoi confronti, Gervasio non resiste, decidendo d’impeto il suicidio (fortunatamente sventato). Il gesto, che mette di nuovo in crisi tutta la famiglia, è talmente efficace che lo stesso titolare della fabbrica rinuncia a perseguire il dipendente, d’altronde alle soglie della pensione, dopo una vita lavorativa ineccepibile; e, con una transazione “alla pari”, gli conferisce pure una medaglia, riconoscendo la sua integrità morale. Ma non finisce lì, perché la busta coi soldi…

LA COMPAGNIA TEATRO VENETO “CITTÀ DI ESTE”

Alla sua fondazione, nel 1914, la Compagnia raccolse direttamente l´eredità di un´intensa attività filodrammatica già fiorente a Este (Padova) a metà dell´Ottocento, documentata presso lo scomparso Teatro Sociale.
Il primo repertorio fu subito legato al teatro veneto: El moroso de la nona di Giacinto Gallina, La bozeta de l´ogio di Riccardo Selvatico, e i classici La regata di Venezia di Alessandro Zanchi, I rusteghi e Sior Todero brontolon di Carlo Goldoni. Il palcoscenico era quello del Cinema Teatro Famiglia della Parrocchia del Duomo (anch´esso oggi scomparso), a fianco dell´oratorio dell´Annunziata, detta la “Madonnetta” (Piazza Trento, allora Piazzetta delle Erbe).
Tra le due guerre, quando il gruppo iniziò a fregiarsi stabilmente della denominazione “Città di Este”, l´interesse si spostò dalla scena dialettale a due diversi ambiti: il teatro cattolico e patriottico (tra gli autori: mons. Giuseppe Flucco, Primo Piovesan, Primo Cesare Ambrosi, Salvator Gotta); e la scena nazionale, con gli autori più in voga all´inizio del secolo: Giuseppe Giacosa, Gerolamo Rovetta, Roberto Bracco, Dario Niccodemi.
Dal secondo dopoguerra il repertorio veneto tornò a prevalere, divenendo dal 1948 esclusivo campo d´azione della Compagnia: è di quell´anno la prima messinscena dei Balconi sul Canalazzo di Alfredo Testoni, nella celebre versione veneziana del grande attore e capocomico Gino Cavalieri. Nel 1950 la “Città di Este” rappresentò le Tre Venezie al primo Convegno Nazionale per gruppi dilettanti organizzato al Piccolo Teatro di Milano, portando sulla scena I recini da festa – l´intimismo ottocentesco di Selvatico – e La scorzeta de limon, la grottesca comicità del massimo autore veneto del Novecento, Gino Rocca.
Al nome di Rocca sono poi legati alcuni tra i maggiori successi della Compagnia, che ha interpretato più volte i principali titoli del repertorio dialettale del commediografo: Se no i xe mati no li volemo, L´imbriago de sesto e soprattutto Sior Tita paron, dal 1948 vero e proprio “cavallo di battaglia” per quasi trent´anni (allestito nuovamente nel 2010), e l´atto unico Checo.
Altro memorabile successo del gruppo, la commedia Don Checo di Attilio Rovinelli: lo stesso Gino Cavalieri, autore della versione dialettale, ne passò personalmente il copione (inedito) alla “Città di Este” nel 1958. Nel 1978 la Compagnia ha dato vita al Teatro dei Filodrammatici, ricavato in un ex oratorio del Seicento concesso in uso dal Comune di Este, che ha realizzato un radicale restauro nel 2013. Da allora il gruppo ne organizza annualmente l´attività con formazioni d´ambito interregionale ed ospitando altre iniziative artistiche e socio-culturali.
In oltre cent´anni di palcoscenico la Compagnia “Città di Este” ha attraversato in modo pressoché completo la drammaturgia storica veneta: dal Cinquecento di Ruzante, al Settecento di Goldoni e dell´abate Chiari; all´Ottocento di Selvatico, Gallina ed Edoardo Paletti; al Novecento di Rocca, Renato Simoni, Arturo Rossato, Alberto Colantuoni, Arnaldo Fraccaroli, Arnaldo Boscolo e Carlo Lodovici, fino a Carlo Terron, con un´attenzione particolare per l´opera di Enzo Duse.